Fiera dell’utero in affitto: inaccettabile mancanza di rispetto per la vita
Ho un figlio ormai grande. Sono nonno di uno splendido e vivace bimbo. Conosco la gioia che possa dare l’essere genitore, il desiderio che prende quando si decida di averlo ed i sogni che porta con sé quando lo si realizzi.
Conosco anche, seppur indirettamente, il dolore di chi non riesca ad averne, i tentativi cui ci si spinga per la ricerca di una soluzione. Lo stress, i continui esami cui ci si debba sottoporre fino, talvolta, purtroppo, alla resa inevitabile. Genitori mancati che avrebbero tanto da dare e che si trovano costretti, dopo anni di speranza e frustrazione, a rinunciare. Spesso con conseguenze psicologiche ed emotive devastanti già nel corso del periodo di ricerca. Persone che amano la famiglia, che la desiderano e che talvolta si incolpano fino creare profondi buchi nella relazione e nel proprio animo. A loro va tutto il sostegno, la comprensione e l’attenzione. Va l’affetto di chi può comprendere e di chi, guardando il proprio piccolo o la propria bimba – di qualsiasi età, perché resteranno sempre i nostri bambini – può solo provare ad immaginare “se…”
In quei momenti si può essere disperati, ma importante è restare consci della sacralità familiare, dell’azione d’amore che porta con sé il desiderio di dare spazio ad una nuova creatura, il dovere di insegnare fin dal primo minuto, con la prima azione compiuta (il concepimento) il rispetto che l’atto porta in sé.
Alcuni alla fine pensano all’adozione, compiendo un atto d’amore immenso: donano speranza e futuro a bambini soli, che hanno conosciuto l’abbandono e che rischiano a 18 anni di trovarsi nel mondo senza nulla. Questo è spirito familiare, rispetto per la vita anche se non concepita direttamente. Perché “i figli sono di chi li cresce”, si dice e ne sono convinto pure io.
La nascita, la nuova vita, qualcosa di sacro, delicato, fragile nell’immaginario e nell’animo; un momento da rispettare. Inconcepibile e contradditorio pensare di sfruttare il corpo di una donna per concepire un essere innocente che sarà poi dato ad altri per soldi. Comprendo la sofferenza possa indurre in azioni folli; comprendo come ragazze disperate possano vedere una possibilità di “sopravvivenza” in quel lauto incentivo economico, salvo poi non poter immaginare il moto di emozioni nel momento in cui si abbia “custodito” 9 mesi in sé la creatura e la si senta piangere e la si veda per la prima volta. Non giustifico, però, si badi bene, non scuso. Credo che rendere impossibile tale pratica sia un dovere non solo italiano, ma universale.
Per questo, leggendo l’articolo e la giusta replica di “Pro Vita e Famiglia” ho sentito prima di tutto una fitta al cuore, un senso di tradimento nei confronti dell’umanità, poi una rabbia crescente verso chi, non solo possa pensare essere un’azione percorribile, una pratica corretta, ma addirittura dare disponibilità di spazi per propagandare “l’utero in affitto” ed in una città di spicco, come Milano. Solo il termine indicativo mette i brividi. Ed ancora più livore sale pensando che a Parigi lo scabroso, dissacrante evento si sia già svolto, dando anche la visibilità ad opzione sulla scelta della “razza”!!!
Né a maggio né mai! Mai potrà essere accettata la scelta di dare visibilità ad un abominio tale. Aiutiamo la vita, sempre. Che ha un valore, incalcolabile e non paragonabile all’affitto di un appartamento. Dove stanno la dignità ed il rispetto dell’essere umano in chi abbia pensato di proporre una fiera simile ed in chi abbia dato il permesso di realizzarla. Dove sta il nostro Stato?
Sono pronto a scendere in piazza accanto ai patrioti ed al Partito, se lo si chiedesse, per una contestazione pacifica e democratica, ma ferma sulla questione dei valori morali e familiari.
Si fermi tutto ricordando i valori della famiglia ed il rispetto per la vita!
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