11 Settembre: 20 anni dopo
Sono passati vent’anni da quell’11 settembre, allorché sotto gli occhi del mondo intero furono abbattute le Torri Gemelle di New York da aerei dirottati da commandos jihadisti. Migliaia di morti, uno choc senza eguali, la prima volta nella storia in cui gli Stati Uniti venivano attaccati nel loro territorio. E poi le guerre successive, Iraq, Afghanistan, Osama e tanto altro.
Non vogliamo entrare nel merito dei dubbi che circondano l’evento che ha inaugurato il Terzo Millennio, ma solo ricordare l’11 settembre da un particolare angolo di visuale, quello della civiltà di cui siamo figli ed eredi. Non fu una guerra di civiltà, non fu un attacco alla cristianità, come qualcuno disse: altri sarebbero stati i bersagli. L’obiettivo dei terroristi era piuttosto il nichilismo arrogante, sazio e disperato dell’Occidente, proprio nella sua città simbolo e nei grattacieli, a loro volta simbolo della dismisura, della volontà di non avere limiti.
Così scrive Marcello Veneziani, che presto sarà ospite della nostra comunità a Genova: “il nemico dei fanatici che colpirono l’occidente non era la civiltà cristiana, ma l’imperialismo occidentale e globale, la sua società profana e secolarizzata (…) che ha infine sposato la tecnica, la finanza, il materialismo e l’edonismo, e per questo era considerato luogo di perdizione “
Vediamo oggi, con la clamorosa fuga americana dall’Afghanistan, quanto il modello occidentale sia perdente perché cieco e privo di valori. Veneziani evoca l’immagine di due donne diverse, opposte. Una è coperta sino agli occhi dal velo islamico; l’altra – occidentale- è scoperta, tranne gli occhi. Da un lato il fanatismo che demonizza il corpo, dall’altro il nichilismo che induce alla cecità, al non vedere.
Vent’anni dopo, non vogliamo morire jihadisti o talebani, ma rifiutiamo con altrettanta fermezza di farci trascinare dalla corrente di un Occidente terminale tecnocratico, cieco, nichilista.
Atene, Roma, Gerusalemme, sì. Wall Street, Silicon Valley, Babilonia: NO.
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